martedì 16 dicembre 2008

Llueve

Yo no sé, mira, es terrible cómo llueve. Llueve todo el tiempo, afuera tupido y gris, aquí contra el balcón con goterones cuajados y duros, que hacen plaf y se aplastan como bofetadas uno detrás de otro, qué hastío. Ahora aparece una gotita en lo alto del marco de la ventana; se queda temblequeando contra el cielo que la triza en mil brillos apagados, va creciendo y se tambalea, ya va a caer y no se cae, todavía no se cae. Está prendida con todas las uñas, no quiere caerse y se la ve que se agarra con los dientes, mientras le crece la barriga; ya es una gotaza que cuelga majestuosa, y de pronto zup, ahí va, plaf, deshecha, nada, una viscosidad en el mármol.

Pero las hay que se suicidan y se entregan enseguida, brotan en el marco y ahí mismo se tiran; me parece ver la vibración del salto, sus piernitas desprendiéndose y el grito que las emborracha en esa nada del caer y aniquilarse. Tristes gotas, redondas inocentes gotas. Adiós gotas. Adiós.

(Julio Cortázar, Aplastamiento de las gotas)

mercoledì 10 dicembre 2008

Ma non dovevamo rivederci più?

Mara:
Un 2008 intenso: ho vinto il concorso da ricercatrice, R. è candidato alle elezioni regionali e, ah, giusto, ci siamo pure sposati. Sono una disgraziata... ti ho pensata tanto e poi non ti ho mai chiamata, vediamoci presto...

[seguono altre buone intenzioni, ad libitum]

Gio':
noooooooooo, non ci avrei mai creduto di trovarti qui! :))

[nemmeno io, giuro]

Andrea:
Ma che bello! Pensa, un anno fa sono andato ad Agraria per vedere se lavoravi ancora lì e farti un salutino. Intanto "diventiamo amici" [...]

...
Un anno fa è andato ad Agraria per farmi un salutino?
...
Ho smesso di lavorare ad Agraria nel mil-le-no-ve-cen-to-no-van-ta-due (1992).
E da allora ho cambiato altre due Facoltà, e pure Ateneo.
...
... più di sedici anni che non ci si sente?!

Andrea -sorriso smagliante e perenne incapacità a restarsene fermo per oltre trenta secondi- secoli fa fidanzato con una mia collega di quando insegnavo all'Agrotecnico, eterno studente come me.
Cosa avrà fatto in questi oltre sedici anni, che non ci si è mai più neppure reincontrati in giro? Vediamo un po', eccolo qui. Andrea in giacca a vento e zaino rossi, a cavalcioni di un crepaccio, davanti a una tenda d'alta quota con bandierine tibetane da preghiera sullo sfondo, tirando la cavezza di un mulo da spedizione, sorriso Durban's per foto di vetta con corda e ramponi. All'epoca si andava al massimo in Val Grande, vedi un po'. Andrea al mare in buffe braghe corte, in muta da sub, ad Ushuaia con l'aria beffarda. Sopra lo scooter, in barca a vela, sulla pista da sci, e sempre, sempre, con lo zaino in spalla. Ho l'impressione che sia poi riuscito a trovarlo, il modo giusto per incanalare tutto quel suo travolgente surplus di energia :)

***
L'ho fatto, eh.
Ci ho dovuto pensare un po' su perché questo Feisbùk in realtà è un ficcanaso terrificante

buongiorno, benvenuto su Feisbùk! orsù presto dimmi, qual è il tuo orientamento religioso? e le tue preferenze sessuali? dove hai conosciuto il/la tale? a) vivevamo insieme, b) studiavamo insieme, c) avevamo una relazione, d) altro.
E' possibile che tu conosca Renzo Piano?


A parte il fatto che -a titolo prudenziale- io eviterei di andare a raccontare a questo spifferoso FB con chi-dove-come-e-quando una ha intrattenuto le sue relazioni, tenderei anche a tener separata la -si fa per dire- "real life" di FB dal blog.
Non so: voi che ne dite, come avete risolto o come vi barcamenate? FB lo tollerate, vi fa impazzire, lo schifate per principio?
Ditemi, che poi torno a parlare di piante (e per l'esattezza di: conifere, argh).

Noto infine di passaggio che la maggior parte degli amici coetanei informatizzati su FB non c'è. E che tra i pochissimi coetanei presenti la maggior parte son coetanee. Maschi più disinformati, più saggi o solo mooolto più pigri?

Grafico: da qui.

***
Updates:
Qui l'articolo di cui si parla nei commenti. Comparso tempo fa su Nòva 24 (inserto del giovedì de Il Sole 24 ore) e segnalato da Francesca.
Qui invece il libro su FB che quelli di Nòva 24 hanno poi scritto (è in edicola da pochi giorni).

giovedì 27 novembre 2008

Diaboliko Ginkgo

Se qualcuno ignorasse che la specie Ginkgo biloba presenta esemplari femmina distinti dagli esemplari maschio, ecco: l'autunno inoltrato è il momento perfetto per colmare questa lacuna. Mentre le belle foglie flabellate diventano gialle in modo uniforme prima di cadere...


... a novembre Ginkgo femmina lascia cadere anche migliaia di pallette che paiono minuscoli kaki e sono invece grossi semi avvolti in un packaging antitutto.
Conviene non calpestarli: vuoi per l'effetto marmellata, vuoi perché la vulgata eurolfattiva sostiene che -ehm- puzzino un po'

Tappeto di foglie e semi di Ginkgo biloba
(sotto la Ginkgo ♀, gimkana)

Che odore ha Ginkgo ♀? Prova a darmi un'idea.
Vediamo: moolto peggio delle foglie di Ailanthus bagnato, ma un po' meglio di uno straccio sporco di cibo per gatti lasciato marcire in acqua per un paio di settimane. E che sarà mai!

Non siate schizzinosi! I semi di Ginkgo si mangiano e -così almeno favoleggia il gourmet orientalecentrico- sono pure buoni.

Queste sono le pallette contenenti semi di Ginkgo biloba che ho raccolto per voi a Fino Mornasco (CO) sui marciapiedi di un viale interamente alberato a Ginkgo ♂ e Ginkgo ♀. Che non si dica che non vi voglio bene! :^)

(Ø ca. 2,5 cm)

Ed ora il momento davvero difficile: una bella molletta sul naso e pronti, via, apriamo!

Dentro l'involucro antiurto, ecco il seme vero e proprio


Ripulito e lavato sotto acqua corrente, il seme acquista un irreprensibile aspetto lindo e pinto, ben lontano dall'immonda marmellata di poco fa


(1,5 cm ca.)

Per utilizzarli occorre sgusciarli: muniamoci dunque di schiaccianoci facendo attenzione a non spappolarli.

E dentro, voila', finalmente il seme pronto per essere cucinato.



Purtroppo questa sera hanno declinato il mio invito a cena - paura, eh?- e son stata costretta a cambiare menù ;)
Ma eccovi la ricetta di una signora che i suoi semi di Ginkgo li ha raccolti a New York, sul marciapiede davanti a casa, e se li è cucinati e mangiati.
La signora è ancora viva, e blogga :)

I semi di G. si trovano in commercio -di solito nei negozi cinesi- col nome di White Nuts.

Sì, d'accordo, ma dopo tutte queste operazioni, la puzza? Meno, meno, anzi quasi più nulla, quella che ancora si sente dev'essere dettata dalla suggestione ('nzomma)!

mercoledì 26 novembre 2008

lunedì 24 novembre 2008

Avevo un post tardo autunnale ma...

... mi è improvvisamente cambiata l'atmosfera, qui sta nevicando alla grande :)

[ore 02:23 am]

giovedì 20 novembre 2008

Quanno ce vo' ce vo'

Leggere ortodicarta -si sa- è attività divertente, piacevole, istruttiva.

Ma quando Nicola -che è persona pacifica e non certo un "addetto ai livori in servizio attivo permanente" [1]- quando Nicola decide di deporre rastrello e pennarello per darsi all'invettiva da tastiera, questo significa che tacere oltre non può.

Contro l'iconografia bucolica ed insopportabilmente melensa di certa campagna, qui c'è materia di discussione e di riflessione a bizzeffe.

Non lo sottoscrivo tutto ma: post da non perdere, assolutamente.

(Nel merito, intervengo di là).


[1] credit: gambero rotto

martedì 18 novembre 2008

Farfalla, foglia, volta, libro

In giardino, 17 ottobre 2008
[enlarge your photo!]

De Mauro online:

ner|va|tù|ra s.f.

1 CO il complesso dei nervi di un organismo animale e la sua disposizione
2 TS entom., complesso di tubuli contenenti nervi, trachee ed emolinfa delle ali degli insetti; ciascuno dei tubuli che costituiscono questo complesso

3 TS bot., l’insieme dei fasci fibrovascolari che solcano una foglia e servono a diffondere la linfa; ciascuno dei fasci che costituiscono tale insieme

4a TS arch., ogni elemento di rinforzo o sostegno di una costruzione che ne aumenti la resistenza alla flessione
4b TS arch., l’insieme dei cordoni sagomati che limitano le sezioni di una volta a crociera
5 TS mecc., elemento continuo sporgente ottenuto mediante stampaggio su una superficie piana per renderla rigida

6 TS sart., piccola piega cucita in rilievo per lo più a scopo di guarnizione
7 TS legat., rilievo orizzontale a scopo ornamentale sporgente dal dorso di un libro rilegato


Come si sostiene in modo più articolato anche qui: ogni buona idea è un'idea copiata dalla natura.
(¿Acaso alguien lo dudó alguna vez?)

giovedì 13 novembre 2008

Permacultura vs Depressione

Dust storm approaching Stratford, Texas.
April 18, 1935

Hello, Chicago!

Dovessi rispecchiare il buonumore trasmesso dalle ultime notizie di cronaca o descrivere il mio radioso futuro lavorativo, qui trovereste solo lunghi post quotidiani con spassosi brani di John Steinbeck, idilliache foto di Walker Evans ed esilaranti ballate di Woody Guthrie. Vi mancassero, dite pure senza complimenti.

Gli è che ultimamente mi sento un po' Ann Nixon Cooper. Non ho i suoi centosei anni -non ancora- ma come lei nella vita ormai ho visto di tutto. L'altra notte, però, ascoltando il discorso di quel giovinotto alto con quel bel sorriso -quello ora così di moda al otro lado del charco- ho pensato: epperò, un Dust Bowl, questo non l'ho visto mai. Ora arriva la prima vera Grande Depressione della nostra vita e qui in Padania e al Profondo Nord vorremo mica essere da meno?

Black Sunday
April 14, 1935

Il Dust Bowl fu il risultato di una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti centrali e il Canada dal 1931 al 1939, causate da decenni di tecniche agricole inappropriate e dalla mancanza della rotazione delle colture. Il terreno fertile delle Grandi Pianure era esposto ad arature profonde che finivano per distruggere l'erba che ne assicurava l'idratazione. Durante la siccità, il suolo si seccò diventando polvere, e venne soffiato via verso est, principalmente in grandi nuvole nere. Talvolta queste nuvole di polvere oscuravano il cielo fino a Chicago, e gran parte della terra rimossa si perse completamente nell'Oceano Atlantico. Questo disastro ecologico causò un esodo da Texas, Arkansas, Oklahoma, e dalle grandi pianure circostanti, con oltre mezzo milione di americani che restarono senza casa. Molti migrarono ad ovest in cerca di lavoro. 

Dust storm approaching Stratford, Texas.
April 18, 1935

Ho già in mente tutto un imponente kolossal ambientato nella Bassa: vedo nuvole di polvere padana che oscurano il cielo sino a Trieste e gran parte della terra rimossa ricadere nel Golfo di Venezia, a ridisegnare i rapporti geopolitici con Slovenia e Croazia. Vedo padani e nordestini -nuovi Okies in cerca di pane, lavoro e dignità- migrare in massa verso il ben più lussureggiante Marocco. Odo magrebini dire:
Scacciarli, bisogna, questi intrusi; e subito, e senza pietà [...] Se non li teniamo a bada, questi straccioni, s'impadroniscono di tutto il paese. Tutto il paese. Porci di forestieri. Va bene, parlano la nostra lingua, ma non sono come noi. Basta vedere come vivono, chi di noi si adatterebbe a vivere così?
Dicono: vedi come sono sudici, ignoranti, questi maledetti Okies. Pervertiti, maniaci sessuali. Ladri tutti dal primo all'ultimo. E' gente che ruba per istinto [...]
E dicono: vedi come son lerci, questi maledetti Okies; ci appestano tutto il paese. Nelle nostre scuole non ce li vogliamo, perdio.
(John Steinbeck, The Grapes of Wrath, 1939)

Foto trovate qui.
Qualche notizia ulteriore sul fenomeno Dust Bowl: qui.

(Steinbeck, ma veramente? Ma allora è Depressione sul serio. Limitarsi a parlare del giardinetto e fingere che tutto vada ottimamente, esta es la consigna).

martedì 4 novembre 2008

Cervelli di scimmia in fuga

Upuaut -forse la mia pusher preferita di notiziole riferite al mondo out there- per qualche strano motivo s'è fatta persuasa che io sappia nominare le creature vegetali le più bizzarre. Il che, va da sé, non è vero manco per caso (qui siamo delle volonterose ma modestissime aficionadas).

Accade dunque che la suddetta signora Uppe mi abbia scodellato questo "meraviglioso" coso nascosto in vecchi commenti -e non sia mai che questo blog, che sta giusto tra RAI Educational e la chiamata di correo, non lo condivida:


Questo il biglietto d'accompagnamento:

[...] un "frutto" trovato da un amico ai piedi di un albero che, dice, somigliava ad un agrume. Io quel coso li' l'ho gia' visto in passato, ne avevo trovato uno chissa' dove e mi ero chiesta pure io di che si trattava. Magari e' qualcosa di banalissimo [...]

Un banalissimo geranio, sì.
Appena appena un po' mutante.


Nicola: E' più facile che io riconosca la composizione minerale di un aggregato ma ci provo... cedro? bho?!


io: Palline da tennis antinebbia raggrinzite dai primi freddi?


io (guardando intenta da sopra gli occhialetti scivolati sulla punta del naso, sopracciglio inarcato): [...] un Citrus di una qualche varietà particolare, tipo il Kaffir Lime (Citrus hystrix: gli somiglia molto, ma non è altrettanto cellulitico) oppure il Cedro riccio "vozza vozza"...

[se ne dicono di vaccate, eh]

ancora io (nel vano tentativo di guadagnare tempo e/o scoraggiare le ricerche): dove è stato rinvenuto codesto reperto alieno? e dentro come si presentava? odore, sapore?


CPUppe elabora i dati:

Rinvenuto a Carbonia. Il fotografo dice intanto che e' uscito un succo lattiginoso dal picciolo, di odore resinoso. Dice pure che se riesce fara' una foto alla pianta.

Il supposto agrume.

Ecco le foto del piu' piccolo dei due tagliato. Dice l'autore che ha un odore "resinoficodindioso"... :O

Non l'ha assaggiato e non ha alcuna intenzione di farlo. :D



E come dargli torto.

No, tutto considerato, non è un cedro. [Che caspita è questo blob verde?!]


E mentre qui si guarda all'oggetto alieno con gli occhi a palla, Paolo -aka Caprette Tibetane- passa per commentare tutt'altra cosa in tutt'altro post e butta lì, con assoluta nonchalance:

[...] logica conseguenza della dittatura mediatica in cui si sono trasformate le democrazie. E io continuo a vivere senza televisore, e ascoltare Radio Nostalgia (quella genovese, non fraintendiamo...). Equipaje: problema risolto, è la Maclura pomifera o spino degli Osagi, io mi ero fatto ingannare dalle dimensioni e ci ho fatto una figura barbina ;-(( Quindi niente agrume ma un frutto praticamente immangiabile se non dagli indiani d'America.


La "figura barbina", se ne deduce, consiste nell'averci messo qualcosa più dei consueti due secondi a dare un nome a questa -ehm- palla a forma di cervello verde di scimmia.

Una pubblica ola per l'eminentissimo dottor Caprette Tibetane, sempre sia lodato! :)


(Fare i compiti insieme è tutta un'altra cosa! :) E comunque, io questo coso qui in giardino non ce lo voglio, eh).

giovedì 30 ottobre 2008

Liberi pensieri crescono, invisibili




Il collettivo "Solo liberi pensieri" impegnato in una lezione di filosofia all'aperto. Piazza Navona, Roma, 29 ottobre 2008.


È quasi mezzogiorno, una ventina di caschi neri rimane isolata dagli altri, negli scontri. Per riunirsi ai camerati compie un'azione singolare, esce dal lato di piazza Navona, attraversa bastoni alla mano il cordone di polizia, indisturbato, e rientra in piazza da via Agonale. Decido di seguirli ma vengo fermato da un poliziotto. "Lei dove va?". Realizzo di essere sprovvisto di spranga, quindi sospetto. Mentre controlla il tesserino da giornalista, osservo che sono appena passati in venti. La battuta del poliziotto è memorabile: "Non li abbiamo notati".


Dev'esser stato invisibile anche il camioncino pieno di spranghe tricolori parcheggiato tra Piazza Navona e via Agonale -"plausibile quanto un'astronave aliena". Vaya coincidencia.

Mi scuserete per l'OT. Io vado a camminarci un po' su, ci si rilegge lunedì.

"né rossi, né neri / volto coperto, solo liberi pensieri"
(slogan caro al BISL)
"né destra né sinistra... avanti! nasce Radio Bandiera Nera"
(mi scuseranno anche loro, se non li linko).

domenica 26 ottobre 2008

WALL*E, recensione in tre righe

Tocca tutti i temi che stanno a cuore a noi catastrofisti "verdi".
Ha per protagonista una pianta -dunque l'umanità.
E’ splendido sotto ogni punto di vista.

Extraterrestrial Vegetative Evaluator

Lasciate perdere chi vi dice che è solo una storia di amore tra robottini, che è “solo” animazione e che per giunta è fantascienza, turatevi il naso sulla Walt Disney e sui suoi battage pubblicitari e andate a vederlo –sul film per ora mi trattengo e non dico altro (e ce ne sarebbe).
Andate e restate seduti a vedere anche i titoli di coda, pure da standing ovation (seguiranno domande del tipo: ma come faranno questi poveri umani, incapaci di badare a sé stessi?)
Uscite poi dalla multisala (18 sale) sita al secondo piano di un centro commerciale e, mentre scendete usando le scale mobili, abbiate cura di comparare il venerdì sera che vi sta intorno -colori vivaci, finta allegria, finto casino, mucchi di cibo finto- e la sua umanità obesa con quello che avete appena visto sullo schermo. Uscite infine –no, non a riveder le stelle, che' da qui non si vedono- uscite all'aperto nel buio dell’estrema periferia ex-industriale milanese, quella squallida dove finisce Milano ed inizia Sesto San Giovanni e mancano solo i grattacieli di spazzatura e sì: siete proprio voi, e siete appena usciti dalla Axiom.

Non vedrete l'ora di rimettervi gli scarponi ed andare in montagna a camminare, di tornare a comunicare con il vostro gatto e la vostra Zamioculcas, di evitare gli sprechi e riciclare -e che vi taccino pure di naïveté e sentimentalismo, accomodarsi. Altro che solo robottini innamorati e "solo" fantascienza, pfui.

Terra: Bastava solo averne cura
Terra = Agente contaminante


(Un giorno o l’altro un post sulla centralità della marginalità e sull’importanza degli scarti e delle pattumiere lo devo scrivere per forza).

mercoledì 22 ottobre 2008

La conquista del mondo in otto mosse

When a Wednesday starts off by sounding like a Sunday,
you know there is something seriously wrong.

(John Wyndham, The Day of Triffids)


1. Confondi gli umani

Il problema della nomenclatura, nel caso particolare del Parthenocissus, è quanto mai spinoso. Ben pochi venditori di piante, in Italia, chiamano P. il P. e ben pochi di coloro che lo posseggono nei loro giardini sanno che il P. non è altro che la pianta comunemente chiamata Vite del Canada. I cataloghi poi, tranne qualche rara eccezione, registrano i P. regolarmente sotto il nome di Ampelopsis. Questa confusione può portare a brutte delusioni [...]

2. Distraili con quadretti affascinanti e/o pittoreschi



[...] le foglie, solitamente digitate, ossia divise in segmenti o foglioline in numero da 3 a 7, o trilobate, munite di lunghi piccioli [...] assumono in autunno una splendida colorazione che va dal giallo dorato allo scarlatto.
[...] Le bacche sono azzurrino nerastre o nere.




3. Aderisci alla linea

I P. si arrampicano per mezzo di viticci forniti di dischetti, o ventose, terminali che, come scriveva il Parkinson, simili a "corti e larghi artigli si attaccano come una mano con le dita, facendo una presa tanto forte che se vengono strappate si tirano dietro parte del muro, del calcinaccio o della tavola cui aderiscono".
Quando i viticci vengono a contatto con un oggetto duro [...] si contraggono a spirale ed esercitano una trazione sul ramo. Questo meccanismo permette alla pianta di raggiungere in breve tempo altezze notevoli.




4. Se non puoi arrampicare, striscia

Strada statale 527 Saronnese

5. Travèstiti da Babbo Natale


6. Controlla le vie di comunicazione

Autostrada A8 Milano-Varese


Milano, Parco Nord


7. Infìltrati nelle fabbriche

Milano, Parco Nord

8. Impegna gli umani in rigorose diatribe accademiche (intanto avanti, con quelle ventose!)

P. quinquefolia, di origine americana, è stato importato in Europa verso il 1629. Fu chiamato da Parkinson "Virginia Vine or rather Ivie", e come Edera fu classificato per i seguenti 160 anni, fino a che Jussieu propose di spostarlo nella famiglia delle Vitacee. Fu così che l'Hedera quinquefolia diventò la Vitis quinquefolia. Nel 1803 Michaux volle inserirla nel nuovo genere Ampelopsis, senza ottenere tuttavia il consenso unanime dei botanici [...] fino a che Planchon, nella sua monografia del 1887 sulle Viti, andò ancora più oltre, riconoscendo la nuova famiglia e dividendola anzi in due: Ampelopsis e Parthenocissus.


"Così -commenta la Coats- la Vite del Canada è arrivata ad avere un nome per ciascuna delle sue cinque dita".


Brani serî: Ippolito Pizzetti, Garzantina
Foto cliccabili, per meglio apprezzare l'invasione.

giovedì 16 ottobre 2008

El buen retiro sin mi




Oggi invece ci si sente: tendenzialmente relativiste, con spruzzata di catastrofe.

Effetti del Parthenocissus quinquefolia, mh?

Edit: casse accese, per meglio meditare sui tonfi della vostra casetta.


Gracias ad Alan Weisman ed al solito orto di carta che ne ha parlato, tempo fa.

giovedì 9 ottobre 2008

Sensibili alle foglie


"Una donna, per molti anni vittima delle violenze istituzionali del manicomio, nel periodo in cui stavamo cercando di far nascere la nostra cooperativa, scrisse a qualcuno di noi una lettera. Diceva che nonostante gli psicofarmaci, i letti di contenzione, il coma insulinico, gli elettrochoc che le erano stati inflitti, nonostante tutto ciò che le era stato fatto per attentare alla sua sensibilità, lei questa sensibilità alla sofferenza, al dolore suo e delle persone con lei rinchiuse, l'aveva mantenuta. Anche la sensibilità alle foglie e a tutto ciò che vive, aveva gelosamente custodito e questa le sembrava la cosa più importante.

Ecco, mantenersi, nonostante tutto, sensibili alle foglie, ci sembra ancora oggi come allora una splendida metafora che ciascuno, guardando alla sua vita quotidiana, può arricchire di sfumature personali. Perché, se per qualche triste ragione, questa sensibilità viene meno, non resta altro che l'illusione aliena delle cose morte."



Dedicato alla composita congrega di gente a vario titolo "sensibile alle foglie" raggruppata nel blogroll là a destra: dalla zappatura alla fitoterapia, dalla progettazione di giardini alla cucina "verde", dalla foto di gruppo con zucchino alla chiacchiera libera e disinibita con il Philodendron di casa.

(Foto: da qui.
Brano ovviamente da qui -neretto mio-, e grazie ai selvatici per avermelo involontariamente ricordato).

mercoledì 8 ottobre 2008

Hoy me siento política

Oh dear, I'm feeling political today. It's just that it's dawned on me that zero tolerance only seems to mean putting extra police in poor, run-down areas, and not in the Stock Exchange.

[Terry Pratchett, alt.fan.pratchett]

venerdì 3 ottobre 2008

Ottobre andiamo, è tempo di migrare

Quando micio Griffe dopo colazione si slancia come sempre verso il suo brand new day

e rimane lì candito sulla soglia, fiutando l'aria

quando dopo un'oretta tu arrivi a Milano in ritardo, svolti in Fiera per gli ultimi 200 metri lasciare macchina prendere bici

e vieni sommersa da fiumane di buyer giapponesi sciami di fotografi milanesi pattuglie di forze dell'ordine calabresi battaglioni di ragazze con "svariati metri di gambe da gran premio" (cit.)

quando poi, pedalando, ti ritrovi a considerare che una giacchetta non necessariamente di Armani farebbe al tuo caso (fa freschino)

quando le chiavi di ricerca del tuo blog reclamano con crescente insistenza recensioni sintesi del libro riassunti del quarto capitolo libri condensati temi svolti (è iniziata la scuola)
quando il sabato tu e un'altra bestiola vi incrociate mentre fate provviste pre-freddo (e non siamo a Bolzano)


quando i topinambur sono chiazze talmente gialle da costringerti a guardare


Helianthus tuberosus

quando noti anche i rossi e i magenta della fitolacca

Phytolacca americana L.

quando tutto questo accade
allora

Phytolacca americana L.

è ora.

E' giunto il momento.

Phytolacca americana L., Helianthus tuberosus

E' giunto il momento di riportare in casa le cosiddette piante d'appartamento.

(Oh, beh. Inutile che aggrottiate le sopracciglia -vi vedo, permaorticoltori duri e puri. Son problemi anche questi. Il benjamina non è né commestibile né aromatico né men che mai curativo ma forse che voi lo abbandonereste là fuori? Questo poi, che arrivò quando il muro di Berlino era ancora tutto d'un pezzo, fosse un bipede umano quest'anno sarebbe una matricola. E con risultati anche più brillanti della media, sospetto. No, no. Dentro, al calduccio.)

sabato 27 settembre 2008

Epiteti specifici

mese di Settembre 2008
chiavi di ricerca elencate 194

polygala meristema
1
0,29%

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... i posteri lo ricordarono così :)

(lui, dico).

lunedì 22 settembre 2008

Editoria & Giardini

Accade a Villa Giulia, Verbania (foto), sino al 28 settembre.

Libri sul giardino, parecchi o anche molti, mai quelli che cerchi veramente.

Disposti su cubi almeno apparentemente tematici -senz'altro più ordinati rispetto allo scorso anno. Cubi di Letteratura e filosofia, Storia e architettura, Paesaggio conservazione e salvaguardia, Ville e giardini, Profumi e sapori, Cucina, Illustrazione botanica, Tecniche di giardinaggio: potature, permacoltura, idroponia. E poi cubetti dedicati al bonsai, ai bambini, all'arte topiaria, alle erbe spontanee, al garden lighting, agli erbari (podiense, esotico, di Tolkien: alcuni, tocca ammettere, splendidi). O alle monografie: camelie, iris, grasse, rose, peonie, patate (giuro), gypsophile, gerani pelargoni. E ad alcuni pittoreschi libretti per realizzare oggettini Biedermeier, fiori secchi, fiori sui sassi, a uncinetto, a punto croce, di stoffa, di perline e filo mouliné (garantisco che potete serenamente seguitare ad ignorare senso ed essenza del filo mouliné senza graffi alla vostra cultura).

Di tutto un po'. Una visione d'insieme, per forza di cose sfocata ed approssimativa, delle numerose declinazioni realizzate, possibili, potenziali, sognate, sognabili de: Il Giardino.

Ed ecco dunque -qui si cita e non s'inventa nulla, attenzione- i libri.
Libri sul giardino interiore, segreto, misterioso, misterico, simbolico, sacro. Contemplativo, perduto, ritrovato.
Sul giardino ligure, toscano, mediterraneo, italiano. Del lago Maggiore. Cinese, giapponese, zen. Islamico.
Ducale, reale, barocco, d'artista, sul Period Garden. Su quello ottocentesco, rinascimentale, medievale, del XX secolo, del terzo millennio.
Libri sul giardino a bassa manutenzione, botanico, d'ombra, of light.
Dell'acqua, sans arroser -como Usted quiera.
E poi il giardino dei sapori, vegetable, secondo natura, naturale, l'ossimorico giardino selvatico. Sul balcone. Per tutte le stagioni. Colorato, profumato, dei fiori. Il giardino-orto -così di tendenza.
Il giardino da abitare.
The walled garden, le micro jardin.
Pensile, verticale, per dilettanti.
Planetario, in movimento, di resistenza (G. Clément).
Venuto dal vento.
Dei semplici, di campagna.
Della domenica. Mio, facile, per tutti, petit.

Una mostra un po' affastellata, con una sorta di affanno nell'elencazione di tutti i possibili rivoli, utilizzi, risvolti, cantoni, possibilità: un esaminando che ripete diligentemente tutti i punti salienti mandati a memoria, e peccato per quell'antipatica ansia da prestazione che li rende poi così simili all'elenco telefonico di Atlantide.

Poi per il resto della domenica c'è la Graziella evergreen, le altre Ville che oggi non ci andiamo tanto Verbania è a due passi e ci si torna in qualsiasi momento -ed infatti la mia ultima volta a Villa Taranto resta quella con il fidanzatino del liceo durante il V Governo Moro o giù di lì-, l'Isolino di San Giovanni già avvolto nelle nebbie, il passeggio col gelato da passeggio sul lago sempre un po' malinconico, l'ancor più malinconica chilometrica coda del ritorno.

L'anno prossimo sto a casa, lo giuro: che' qui si critica e si critica, ma poi si seguita a sovvenzionare l'editoria la più varia ed eventuale, mannaggia a me.

Buon autunno, e buon lunedì.

giovedì 18 settembre 2008

Cheese

Qui si seguita a lavorare ventisette ore al giorno nei sotterranei della Miskatonic Un., ma ieri e oggi i doveri lavorativi m'han portata in provincia di Como e di Varese -praticamente in gita. E c'era il sole.

Poi si comincia finalmente ad intravedere l'uscita dal tunnel lavorativo più lungo della storia (deadline: 30 settembre).

E sta persino arrivando l'autunno: luci che si attenuano, piumoni che ricompaiono, amori in dissolvenza, bestiole che si organizzano per i pisoli invernali.

Che meraviglia :)

lunedì 1 settembre 2008

La linea del banano

Forse l'inverno mite, forse il global warming, forse le piogge abbondanti della primavera.
Forse la linea della palma che inesorabile sale di cinquecento metri ogni anno.
O forse el buen retiro che mi si va insidiosamente trasformando nel patio trasero della Repubblica delle Banane?


Sia come sia: nell'anno di grazia 2008 ecco come si presenta un banano nato a meno di quaranta chilometri dalla Svizzera (muro di cinta circa due metri):





Avessi tempo, mi siederei sotto il boschetto di banani per dedicarmi a profondissime, siddhartiche meditazioni.

Meditazioni naturalistiche del tipo: ma se il banano è un'erba -e lo è- come saranno le formiche, in scala?

Spiritualismi stroncati sul nascere dalle battute di caccia delle feroci bestie insubri:





L'oggetto della caccia grossa è questo qui:




(E' un micio un po' stranino, claro que sí).



Musa basjoo




En 1983 en Nicaragua comíamos nacatamales. Aquel año la cosecha de papas se había ido al carajo y en el McDonald's de Managua servían hamburguesas con plátano frito (que se sepa: un horror).

lunedì 18 agosto 2008

A coltivar le celesti praterie







Gli esseri umani con le loro manomissioni fanno il danno, non riparano l'errore e quando i risultati negativi si accumulano, lavorano con tutte le energie per correggerli. Quando le azioni correttive sembrano avere successo, arrivano a considerare queste misure come splendide realizzazioni.

E' come se uno scemo saltasse sulle tegole del suo tetto e le rompesse. Quando poi comincia a piovere e il soffitto inizia a marcire, sale in fretta a riparare il danno, tutto contento alla fine di aver trovato una soluzione miracolosa

Allo scienziato succede la stessa cosa. Sta immerso nei libri giorno e notte, sforzando gli occhi e diventando miope, e se domandiamo che lavoro ha fatto in tutto quel tempo: ha inventato degli occhiali per correggere la miopia.



Masanobu Fukuoka, 1913-2008

So long, and thank for all the straw.

domenica 17 agosto 2008

Gomorra, il libro














Buona ultima in territorio italiano, ho finalmente letto Gomorra. L'altra sera poi -in uno di quei deliziosi cinemini all'aperto con monsone di metà secondo tempo incluso nel prezzo- ho pure visto il film di Garrone. Che è molto più centrato sulla caratterizzazione dei personaggi e sulla lotta di potere interna alla cupola campana. Il libro è tutt'altra cosa, mille volte più potente.

Son riemersa dalla lettura con alcune delle mie più apocalittiche e storiche certezze confermate ed ingigantite. Primo, la logica del profitto governa il mondo e lo smembra e lo spiana, pezzo dopo pezzo. Secondo, tra logica del profitto "legale" e logica del profitto criminale non c'è alcuna apprezzabile soluzione di continuità. La logica, appunto, è la stessa: soldi, tutti, subito e a qualsiasi costo umano e/o ambientale. Terzo: un altro mondo è impossibile -questi se lo fotteranno tutto prima. E noi -noi zappettatori di nicchia e villani di ritorno, intendo- noi non ce la faremo mai.

Dice, ma allora sei proprio nata ieri sera e hai scoperto l'acqua calda giusto staman mattina? In effetti no. Ma un conto è sapere all'incirca come funziona, altro leggere un libro che incide col bisturi e mostra ed illustra nel dettaglio, capitolo dopo capitolo, con lucidità estrema, i meccanismi economici e sociali su cui si regge "il Sistema". Una cosa è sapere che esiste un commercio di monnezza, altra è essere così bruscamente aggiornati sulle nuove figure professionali del settore


Gli stakeholder mettono in contatto le industrie con gli smaltitori dei clan e, seppure da lontano, coordinano ogni passaggio dello smaltimento.
Laureati, bella presenza, divenivano mediatori dopo qualche anno passato negli USA o in Inghilterra a specializzarsi in politiche dell'ambiente. Ne ho conosciuto uno [...], prima di ascoltarlo, prima di osservare il suo lavoro, non avevo capito nulla della miniera dei rifiuti [...]. Si era ovviamente laureato alla Bocconi ed era diventato esperto in Germania di politiche per il recupero ambientale. [...] Franco, quando camminava, non osservava il paesaggio, ma pensava a come poterci ficcare qualcosa dentro. Come vedere tutto l'esistente a mo' di grande tappeto e cercare nelle montagne, ai lati delle campagne, il lembo da sollevare per spazzarci sotto tutto quanto è possibile.

[...] Non devono però mai dare l'impressione di star offrendo un'attività criminale.

Altro è pensare con un po' di sufficienza che il capitalismo italiano è sempre stato un po' straccione, altro arrendersi all'evidenza che questi e quelli pari sono

Lo smaltimento è un costo che nessun imprenditore italiano sente necessario.
Il costo di mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici impone prezzi che vanno dai ventuno a sessantadue euro al chilo. I
clan forniscono lo stesso servizio a nove o dieci centesimi al chilo.

"Ti fa schifo questo mestiere? Robbe', ma lo sai che gli stakeholder hanno fatto andare in Europa questo paese di merda? Lo sai o no?"

Schiavone, Mallardo, Moccia, Bidognetti, La Torre e tutte le altre famiglie avevano offerto un servizio criminale in grado di rilanciare l'economia e renderla competitiva.

Imprenditori gli uni, imprenditori gli altri. Cavalieri del lavoro. Salvatori della Patria e del lavoro operaio. E l'impresa genera impresa, si badi bene:

Non bastava nascondere i rifiuti tossici, ma si poteva trasformarli in fertilizzanti, ricevendo quindi denaro per vendere i veleni. Quattro ettari di terreno a ridosso del litorale molisano furono coltivati con concime ricavato dai rifiuti delle concerie. Vennero rinvenute nove tonnellate di grano contenenti un'elevatissima concentrazione di cromo.

L'agricoltura di questi luoghi, che esportava verdura e frutta sino in Scandinavia, crolla a picco. I frutti spuntano malati, le terre divengono infertili. Ma la rabbia dei contadini e lo sfacelo diventano ennesimo elemento di vantaggio, poiché i proprietari terrieri disperati svendono le proprie coltivazioni e i
clan acquistano nuove terre, nuove discariche a basso, bassissimo costo.

E noi qui a scambiarci file sulle micorrize.

Ingolfare di rifiuti tossici un territorio, circoscrivere i propri paesi di catene montuose di veleni può risultare un problema solo per chi possiede una dimensione di potere a lungo termine e con responsabilità sociale.

Un libro che m'ha fatto sentire veramente male, niente da dire: i miei complimenti. Come ebbe perfettamente a scrivere sul tema Wu Ming
un paio d'anni fa, Gomorra è

un kalashnikov
che scrive sui muri, forellini tutti uguali, la parola.
"Economia".


Roberto Saviano: chapeau.

Saviano, Roberto / Gomorra : viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra. Milano : Mondadori, 2006.

Immagine su Google maps: Gianmoenia.

martedì 29 luglio 2008

Cartoline

Venticinque km. a sud di Olbia, sotto Punta Coda Cavallo, c'è lo Stagno di San Teodoro, "un biotipo di elevato interesse ecologico" che da settembre a giugno ospita anche i fenicotteri rosa.

Lo Stagno è separato dal mare da una sottile striscia sabbiosa -"La Cinta"- lunga circa quattro km. Anche in piena stagione balneare, sono pochi i bagnanti che da San Teodoro si spingono oltre il primo chilometro.

Sul lato esposto al mare la sabbia è bianca e fine. La parte più interna interna della striscia e quella affacciata sullo Stagno sono invece conformate a dune sabbiose, stabilizzate dalla vegetazione.


Una vegetazione davvero particolare, che cresce direttamente sulla sabbia.

L'isola di Tavolara (base NATO) vista dalle dune.
Al centro-destra, un triangolino di mare



Nel giro di pochi metri si passa dalla macchia di lentischi, ginepri, olivastri

Stagno, dune, Tavolara sullo sfondo



aves desconocidas

"giovani di cardellino", precisa il mitico Andrea :)



al cisto colloso, alle violacciocche

Matthiola tricuspidata


alle pallette di Posidonia oceanica spiaggiata, ai ciuffi di Ammophila littoralis -ovvero sparto pungente, il principale consolidatore delle dune.
Pallette e ciuffi che qui non vedete perché mi son detta "li fotografo domani" ed invece l'indomani ero a Nuoro a rovinare vacanze mie ed altrui, con tanti cari saluti al carpe diem.


Ho però per fortuna almeno immortalato uno dei protagonisti assoluti delle dune di luglio ed agosto: il giglio delle sabbie (aka lizzu de mare)

Pancratium maritimum

che cresce anche in qualche altro litorale italiano -o, per meglio dire: a crescere lui ci prova pure, porello, ma questo suo vezzo suicida di fiorire in piena stagione balneare tra le pinne dei bagnanti di sicuro non l'aiuta granché



Leggo che sull'affollatissima spiaggia di Fetovaia (isola d'Elba) è in corso da tempo nientemeno che l'Operazione Pancrazio (!)

Bulbi interrati direttamente nella sabbia, fiori bianchi grandi e profumati, i ben più furbi pancrazi di San Teodoro crescono invece sulle dune dopo il primo chilometro di spiaggia, relativamente al sicuro dalle pedate e dalle adunche manine dei bagnanti. E sono dunque per fortuna ancora numerosi, e relativamente poco disturbati.


Questa zona della Sardegna era verde come quasi mai in questa stagione, ha piovuto moltissimo anche lì. Bellabella, altroché.


Questo post sabbioso è idealmente dedicato
- al tenutario dell'
orto di carta, che di coltivazione sulla sabbia -e non solo- ne sa
- a
Frank Herbert (prima maniera)