giovedì 27 novembre 2008

Diaboliko Ginkgo

Se qualcuno ignorasse che la specie Ginkgo biloba presenta esemplari femmina distinti dagli esemplari maschio, ecco: l'autunno inoltrato è il momento perfetto per colmare questa lacuna. Mentre le belle foglie flabellate diventano gialle in modo uniforme prima di cadere...


... a novembre Ginkgo femmina lascia cadere anche migliaia di pallette che paiono minuscoli kaki e sono invece grossi semi avvolti in un packaging antitutto.
Conviene non calpestarli: vuoi per l'effetto marmellata, vuoi perché la vulgata eurolfattiva sostiene che -ehm- puzzino un po'

Tappeto di foglie e semi di Ginkgo biloba
(sotto la Ginkgo ♀, gimkana)

Che odore ha Ginkgo ♀? Prova a darmi un'idea.
Vediamo: moolto peggio delle foglie di Ailanthus bagnato, ma un po' meglio di uno straccio sporco di cibo per gatti lasciato marcire in acqua per un paio di settimane. E che sarà mai!

Non siate schizzinosi! I semi di Ginkgo si mangiano e -così almeno favoleggia il gourmet orientalecentrico- sono pure buoni.

Queste sono le pallette contenenti semi di Ginkgo biloba che ho raccolto per voi a Fino Mornasco (CO) sui marciapiedi di un viale interamente alberato a Ginkgo ♂ e Ginkgo ♀. Che non si dica che non vi voglio bene! :^)

(Ø ca. 2,5 cm)

Ed ora il momento davvero difficile: una bella molletta sul naso e pronti, via, apriamo!

Dentro l'involucro antiurto, ecco il seme vero e proprio


Ripulito e lavato sotto acqua corrente, il seme acquista un irreprensibile aspetto lindo e pinto, ben lontano dall'immonda marmellata di poco fa


(1,5 cm ca.)

Per utilizzarli occorre sgusciarli: muniamoci dunque di schiaccianoci facendo attenzione a non spappolarli.

E dentro, voila', finalmente il seme pronto per essere cucinato.



Purtroppo questa sera hanno declinato il mio invito a cena - paura, eh?- e son stata costretta a cambiare menù ;)
Ma eccovi la ricetta di una signora che i suoi semi di Ginkgo li ha raccolti a New York, sul marciapiede davanti a casa, e se li è cucinati e mangiati.
La signora è ancora viva, e blogga :)

I semi di G. si trovano in commercio -di solito nei negozi cinesi- col nome di White Nuts.

Sì, d'accordo, ma dopo tutte queste operazioni, la puzza? Meno, meno, anzi quasi più nulla, quella che ancora si sente dev'essere dettata dalla suggestione ('nzomma)!

mercoledì 26 novembre 2008

lunedì 24 novembre 2008

Avevo un post tardo autunnale ma...

... mi è improvvisamente cambiata l'atmosfera, qui sta nevicando alla grande :)

[ore 02:23 am]

giovedì 20 novembre 2008

Quanno ce vo' ce vo'

Leggere ortodicarta -si sa- è attività divertente, piacevole, istruttiva.

Ma quando Nicola -che è persona pacifica e non certo un "addetto ai livori in servizio attivo permanente" [1]- quando Nicola decide di deporre rastrello e pennarello per darsi all'invettiva da tastiera, questo significa che tacere oltre non può.

Contro l'iconografia bucolica ed insopportabilmente melensa di certa campagna, qui c'è materia di discussione e di riflessione a bizzeffe.

Non lo sottoscrivo tutto ma: post da non perdere, assolutamente.

(Nel merito, intervengo di là).


[1] credit: gambero rotto

martedì 18 novembre 2008

Farfalla, foglia, volta, libro

In giardino, 17 ottobre 2008
[enlarge your photo!]

De Mauro online:

ner|va|tù|ra s.f.

1 CO il complesso dei nervi di un organismo animale e la sua disposizione
2 TS entom., complesso di tubuli contenenti nervi, trachee ed emolinfa delle ali degli insetti; ciascuno dei tubuli che costituiscono questo complesso

3 TS bot., l’insieme dei fasci fibrovascolari che solcano una foglia e servono a diffondere la linfa; ciascuno dei fasci che costituiscono tale insieme

4a TS arch., ogni elemento di rinforzo o sostegno di una costruzione che ne aumenti la resistenza alla flessione
4b TS arch., l’insieme dei cordoni sagomati che limitano le sezioni di una volta a crociera
5 TS mecc., elemento continuo sporgente ottenuto mediante stampaggio su una superficie piana per renderla rigida

6 TS sart., piccola piega cucita in rilievo per lo più a scopo di guarnizione
7 TS legat., rilievo orizzontale a scopo ornamentale sporgente dal dorso di un libro rilegato


Come si sostiene in modo più articolato anche qui: ogni buona idea è un'idea copiata dalla natura.
(¿Acaso alguien lo dudó alguna vez?)

giovedì 13 novembre 2008

Permacultura vs Depressione

Dust storm approaching Stratford, Texas.
April 18, 1935

Hello, Chicago!

Dovessi rispecchiare il buonumore trasmesso dalle ultime notizie di cronaca o descrivere il mio radioso futuro lavorativo, qui trovereste solo lunghi post quotidiani con spassosi brani di John Steinbeck, idilliache foto di Walker Evans ed esilaranti ballate di Woody Guthrie. Vi mancassero, dite pure senza complimenti.

Gli è che ultimamente mi sento un po' Ann Nixon Cooper. Non ho i suoi centosei anni -non ancora- ma come lei nella vita ormai ho visto di tutto. L'altra notte, però, ascoltando il discorso di quel giovinotto alto con quel bel sorriso -quello ora così di moda al otro lado del charco- ho pensato: epperò, un Dust Bowl, questo non l'ho visto mai. Ora arriva la prima vera Grande Depressione della nostra vita e qui in Padania e al Profondo Nord vorremo mica essere da meno?

Black Sunday
April 14, 1935

Il Dust Bowl fu il risultato di una serie di tempeste di sabbia che colpirono gli Stati Uniti centrali e il Canada dal 1931 al 1939, causate da decenni di tecniche agricole inappropriate e dalla mancanza della rotazione delle colture. Il terreno fertile delle Grandi Pianure era esposto ad arature profonde che finivano per distruggere l'erba che ne assicurava l'idratazione. Durante la siccità, il suolo si seccò diventando polvere, e venne soffiato via verso est, principalmente in grandi nuvole nere. Talvolta queste nuvole di polvere oscuravano il cielo fino a Chicago, e gran parte della terra rimossa si perse completamente nell'Oceano Atlantico. Questo disastro ecologico causò un esodo da Texas, Arkansas, Oklahoma, e dalle grandi pianure circostanti, con oltre mezzo milione di americani che restarono senza casa. Molti migrarono ad ovest in cerca di lavoro. 

Dust storm approaching Stratford, Texas.
April 18, 1935

Ho già in mente tutto un imponente kolossal ambientato nella Bassa: vedo nuvole di polvere padana che oscurano il cielo sino a Trieste e gran parte della terra rimossa ricadere nel Golfo di Venezia, a ridisegnare i rapporti geopolitici con Slovenia e Croazia. Vedo padani e nordestini -nuovi Okies in cerca di pane, lavoro e dignità- migrare in massa verso il ben più lussureggiante Marocco. Odo magrebini dire:
Scacciarli, bisogna, questi intrusi; e subito, e senza pietà [...] Se non li teniamo a bada, questi straccioni, s'impadroniscono di tutto il paese. Tutto il paese. Porci di forestieri. Va bene, parlano la nostra lingua, ma non sono come noi. Basta vedere come vivono, chi di noi si adatterebbe a vivere così?
Dicono: vedi come sono sudici, ignoranti, questi maledetti Okies. Pervertiti, maniaci sessuali. Ladri tutti dal primo all'ultimo. E' gente che ruba per istinto [...]
E dicono: vedi come son lerci, questi maledetti Okies; ci appestano tutto il paese. Nelle nostre scuole non ce li vogliamo, perdio.
(John Steinbeck, The Grapes of Wrath, 1939)

Foto trovate qui.
Qualche notizia ulteriore sul fenomeno Dust Bowl: qui.

(Steinbeck, ma veramente? Ma allora è Depressione sul serio. Limitarsi a parlare del giardinetto e fingere che tutto vada ottimamente, esta es la consigna).

martedì 4 novembre 2008

Cervelli di scimmia in fuga

Upuaut -forse la mia pusher preferita di notiziole riferite al mondo out there- per qualche strano motivo s'è fatta persuasa che io sappia nominare le creature vegetali le più bizzarre. Il che, va da sé, non è vero manco per caso (qui siamo delle volonterose ma modestissime aficionadas).

Accade dunque che la suddetta signora Uppe mi abbia scodellato questo "meraviglioso" coso nascosto in vecchi commenti -e non sia mai che questo blog, che sta giusto tra RAI Educational e la chiamata di correo, non lo condivida:


Questo il biglietto d'accompagnamento:

[...] un "frutto" trovato da un amico ai piedi di un albero che, dice, somigliava ad un agrume. Io quel coso li' l'ho gia' visto in passato, ne avevo trovato uno chissa' dove e mi ero chiesta pure io di che si trattava. Magari e' qualcosa di banalissimo [...]

Un banalissimo geranio, sì.
Appena appena un po' mutante.


Nicola: E' più facile che io riconosca la composizione minerale di un aggregato ma ci provo... cedro? bho?!


io: Palline da tennis antinebbia raggrinzite dai primi freddi?


io (guardando intenta da sopra gli occhialetti scivolati sulla punta del naso, sopracciglio inarcato): [...] un Citrus di una qualche varietà particolare, tipo il Kaffir Lime (Citrus hystrix: gli somiglia molto, ma non è altrettanto cellulitico) oppure il Cedro riccio "vozza vozza"...

[se ne dicono di vaccate, eh]

ancora io (nel vano tentativo di guadagnare tempo e/o scoraggiare le ricerche): dove è stato rinvenuto codesto reperto alieno? e dentro come si presentava? odore, sapore?


CPUppe elabora i dati:

Rinvenuto a Carbonia. Il fotografo dice intanto che e' uscito un succo lattiginoso dal picciolo, di odore resinoso. Dice pure che se riesce fara' una foto alla pianta.

Il supposto agrume.

Ecco le foto del piu' piccolo dei due tagliato. Dice l'autore che ha un odore "resinoficodindioso"... :O

Non l'ha assaggiato e non ha alcuna intenzione di farlo. :D



E come dargli torto.

No, tutto considerato, non è un cedro. [Che caspita è questo blob verde?!]


E mentre qui si guarda all'oggetto alieno con gli occhi a palla, Paolo -aka Caprette Tibetane- passa per commentare tutt'altra cosa in tutt'altro post e butta lì, con assoluta nonchalance:

[...] logica conseguenza della dittatura mediatica in cui si sono trasformate le democrazie. E io continuo a vivere senza televisore, e ascoltare Radio Nostalgia (quella genovese, non fraintendiamo...). Equipaje: problema risolto, è la Maclura pomifera o spino degli Osagi, io mi ero fatto ingannare dalle dimensioni e ci ho fatto una figura barbina ;-(( Quindi niente agrume ma un frutto praticamente immangiabile se non dagli indiani d'America.


La "figura barbina", se ne deduce, consiste nell'averci messo qualcosa più dei consueti due secondi a dare un nome a questa -ehm- palla a forma di cervello verde di scimmia.

Una pubblica ola per l'eminentissimo dottor Caprette Tibetane, sempre sia lodato! :)


(Fare i compiti insieme è tutta un'altra cosa! :) E comunque, io questo coso qui in giardino non ce lo voglio, eh).